Il personaggio di oggi è il
Dott. GIUNTA ANTONINO
(n. Rosolini, 29 maggio 1914,
m. Pozzallo, 17 ottobre 1982)
Figlio di Luigi e di Agata Giunta, fin dalle Elementari si fece notare per la precoce
intelligenza che lo avrebbe poi favorito negli studi: il suo desiderio di conoscere lo portava
infatti ad approfondire tutte le discipline, grazie alla possibilità di poter consultare delle opere specifiche che diedero una buona accelerazione al suo sviluppo intellettuale.
E, come tanti altri suoi coetanei, nei pomeriggi di relax era solito frequentare il Circolo
“San Tarcisio”, l’Associazione Cattolica fondata dall’infaticabile don Ciccino Gugliotta che riuniva attorno a sé gruppi di giovani desiderosi di crescere assieme:
un “circolo” che non era soltanto motivo di aggregazione ma, soprattutto, un punto di riferimento morale.
D’altronde erano giovani guidati da un prete straordinario che li aiutava a socializzare, a fraternizzare, a colloquiare con gli altri, favorendo la nascita degli alti ideali verso i quali erano spinti da una vita basata sui grandi valori cristiani.
Terminati gli studi superiori, Antonino Giunta raggiunse Bologna, dove frequentò la Facoltà di Medicina e Chirurgia, laureandosi a pieni voti nel 1937 e specializzandosi in Pediatria nel 1939.
Nei primi anni post-laurea egli si stabilì, tuttavia, in una cittadina nei pressi di Bologna, dove esercitò la funzione di Medico Condotto, prestando anche la sua opera in un Centro per il recupero dei bambini affetti da poliomelite:
fece comunque in tempo a rientrare in Sicilia prima dello Sbarco Alleato, ritornando in Emilia al termine del conflitto, senza tuttavia restarci molto, avendo deciso di stabilirsi a Pozzallo per esaudire il desiderio pressante dei suoi genitori.
Riprese qui con entusiasmo la professione medica, considerata da lui come una vera missione: in breve tempo i suoi pazienti erano tuttavia aumentati, specialmente dopo l’assegnazione della “Cassa Marittima”.
Non volendo però trascurare il suo impegno di pediatra, egli semplificò il problema dividendo gli assistiti in familiari e capi famiglia, trattenendo per sé questi ultimi ed affidando i primi
ad un altro collega.
Nel frattempo si rese anche conto che era arrivato il momento di crearsi una famiglia:
il 29 settembre 1945, all’età di 31 anni,
nella Cattedrale di Gela sposò infatti la N.D. Rosalia dei Marchesi Tedeschi-Rizzone,
dalla cui unione sono nati nel tempo,
Agata, Luigi, Gaetanella e Carmela.
Alcuni anni dopo, la grave epidemia tifoidea che nell’estate del 1949 aveva sconvolto la nostra cittadina lo trovò in prima linea, affrontando l’emergenza in sintonia con gli altri colleghi, dimostrando soprattutto competenza e grande sensibilità: la grave situazione venne comunque risolta con l’impiego della Clomicetina, un medicinale inviato subito in piccole quantità per via aerea dai parenti emigrati in America:
quelle più consistenti, furono acquistate invece con i fondi raccolti nelle principali piazze americane al termine delle Messe domenicali.
Grazie a questo farmaco, veramente prodigioso, collaudato nel corso di un’epidemia per la prima volta al mondo proprio a Pozzallo,
il morbo venne debellato a fine agosto, riportando nelle famiglie la serenità perduta.
Nel 1952, cominciò per lui la stagione politica, accettando di partecipare alle
Elezioni Amministrative nelle quali
fu eletto Consigliere Comunale, divenendo Sindaco nella prima seduta consiliare:
conscio delle sue responsabilità, assunse l’impegno di risolvere i problemi urgenti e quelli rimasti insoluti, riproponendo la questione del “porto”, concretizzata poi nel 1955 con la posa della prima pietra alla presenza delle massime Autorità della Provincia e della Diocesi.
Nel frattempo egli ebbe i primi importanti riconoscimenti per la sua attività civile e sociale: a cominciare dalla “Commenda dell’Ordine di San Gregorio Magno”, onorificenza conferitagli nel 1953 da S. Santità Pio XXII, seguita nel 1956 da quella “dell’Ordine al Merito della Repubblica”, concessagli dal Presidente Giovanni Gronchi.
Nelle Amministrative del 1956, rieletto Consigliere Comunale e Sindaco, si dimise immediatamente da quest’ultima carica per motivi rimasti ignoti, che lo portarono comunque a rallentare il suo impegno politico attivo.
Il dott. Giunta non era però abituato a mettersi da parte: avvertiva infatti il grande desiderio di restare accanto alla gente, dalla quale non aveva mai subìto delusioni.
La nomina a Presidente della Pro-Loco, offertagli nel 1965 dall’E.P.T. di Ragusa, fu quindi la benvenuta perché gli avrebbe permesso di affrontare con maggiore autonomia i problemi legati al rilancio turistico di Pozzallo.
Si circondò allora di collaboratori motivati, solerti ed operosi - con Santino Iozzia Segretario – miranti anche loro al futuro della nostra cittadina: persone che gli furono sempre accanto nell’ideazione e nell’organizzazione della “Sagra del Pesce”,
la cui 1^ Edizione – datata 1967 – riuscì a convogliare a Pozzallo una fiumara di turisti che arrivarono dai vari centri della Provincia ed oltre, richiamati dalla pubblicità e dalla novità.
D’accordo fra l’altro con alcuni operatori economici americani, aveva cercato di creare i presupposti di un “villaggio turistico” da realizzare nella “Tavola del Re”, subito prima del Promontorio di Santa Maria del Focallo: lungaggini burocratiche ne scoraggiarono comunque l’opera che avrebbe potuto peraltro favorire i contatti con l’Isola dei Cavalieri.
Nel 1966 era altresì riuscito a far attivare un servizio di aliscafi leggeri per la tratta
Pozzallo-Malta e viceversa, interrotto però in attesa di tempi più maturi e di
strutture più sicure.
Negli anni ’70, il dott. Giunta volle anche dare un suo concreto contributo nella costruzione della nuova Chiesa di San Paolo Apostolo, offrendo tre macine di granito del suo vecchio oleificio:
una fu utilizzata per l’Altare, l’altra per il Tabernacolo e la terza per il Fonte Battesimale.
Con lui ebbero anche nuova visibilità le indimenticabili “feste da ballo”, organizzate annualmente alla Villa Comunale, che avevano contribuito in passato a fare di Pozzallo un punto di richiamo estivo: erano in fondo un’ulteriore occasione per fare conoscere meglio una cittadina frequentata sempre più da gente che affollava quotidianamente spiagge, gelaterie e, soprattutto il Corso Vittorio Veneto, brulicante e gioiosa passerella serale.
Esercitando inoltre una professione che lo metteva in contatto con i piccoli, volle creare una festa anche per loro, movimentando la vita delle famiglie interessate: d’accordo con i suoi collaboratori aveva infatti dato vita al Concorso “Bimbi alla ribalta”, riempiendo il cinema Giardino di genitori, nonni, parenti e curiosi che applaudivano festosamente damine, principesse e cavalieri in erba e regalando loro una serata che avrebbero ricordato nel tempo.
Questi suoi mille impegni non gli fecero tuttavia trascurare una professione che gratificava peraltro la sua coscienza di medico: oltre ad essere un pediatra scrupoloso, fu soprattutto affabile con i genitori che affidavano fiduciosi alla sua opera problemi timori e speranze.
Purtroppo si spense per attacco cardiaco a soli 68 anni, la sera del 17 ottobre del 1982: egli era appena tornato dalla cerimonia che aveva dato il via alla ripresa dei lavori che riguardavano la nuova struttura portuale, per la cui realizzazione si era adoperato fin dalla sua prima elezione a Sindaco.
La cittadinanza, attonita per la sua repentina scomparsa, partecipò commossa al rito funebre a testimonianza della stima che lo aveva accompagnato lungo il suo percorso terreno.
Stima guadagnata sempre sul campo e non dovuta, quindi, al censo ed al nome che portava: perché il dott. Giunta godeva di un meritato rispetto generale, che ricambiava a sua volta verso gli altri.
Egli sapeva inoltre ascoltare: amico di tutti, era portavoce di valori che riaffioravano spesso, mettenone in evidenza la nobiltà d’animo, la generosità, la coerenza, la lealtà e la fora interiore.
Non ultimo, l’amore per una città alla quale aveva dedicato passione e disponibilità, impegno civile e senso civico: qualità, le sue, che hanno lasciato un segno che alimenterà nel tempo il ricordo di un personaggio legato alla terra della quale era stato per molti anni protagonista.
Un nome affidato peraltro alla memoria di quanti lo hanno conosciuto, amato ed apprezzato: ma, soprattutto, era un figlio della nostra gente, che aveva saputo offrire il meglio ad una società che più volte egli aveva rappresentato.
Una società della quale egli aveva saputo cogliere lo spirito di una vocazione turistica che era stata al centro di un impegno senza fine.