24 novembre 2015

" Maria C " Costa Armatori S.p.A.



" Maria C "
  


Ex-Pommern (Germania-1913), ex-Rappahannock (USA-1917), ex-W.Luchenbach (USA-1933). La nave fu acquistata dai Costa nel 1947 e, dopo alcune trasformazioni logistiche per i passeggeri, le fu assegnata una stazza l. di 8.550 T.
 Ribattezzata Maria C., partì per il Sud America il 24 .2.1947
 come prima nave passeggeri dei Costa. 
Nel marzo del 1948 fu trasferita sulla linea del Nord America toccando Lisbona, Filadelfia, Baltimora e New York.
 Navigò fino a tutto il 1952 e fu poi demolita a Savona.



16 novembre 2015

" Colonia Marina " ... Pozzallo ...



Colonia Marina - Anno 1972
in occasione di un matrimonio 




da sn - Fernando Galfo, 
Pinuccio Colombo ,(il più alto )
 e Antonio P. Carratello 


matrimonio : 
Camillo Vernuccio - Lucia Scarso





































14 novembre 2015

Vecchio Lungomare Pietrenere - Pozzallo nella storia

Vecchio Lungomare Pietrenere



Denominato durante il fascismo 
Lungomare Littorio,
 ma familiarmente chiamato 
via 'ra fasòla (via dei fagioli,
  dal nome del rancio ricevuto dai muratori 
come compenso per i servizi lavorativi) 
dagli abitanti


Lungomare Pietrenere
Oggi

12 novembre 2015

A Pescheria ro ' Zu Nunziu Bellaera - Pozzallo nella storia





proprietario della pescheria ro ponti...


Chistu era u zu' NUNZIU Bellaera

Peppino Bellaera, per tutti è conosciuto Pippinu u' scientifici, per la sua "aplomb" nel proporsi, persona distinta e gentile, figlio ro zu' NUNZIU, proprietario della pescheria O' Ponti. La pescheria era punto di riferimento per molte persone, ci si incontrava di buon mattino, pescatori e non, e si stava a discutere. 
I "ciolli"...mi scuso per il termine, sono nati e cresciuti in quel luogo.

L'Occhiatura - Pozzallo nella storia


di Franco
 Blandino




Era una delle figure rappresentative del paese, era chidda cà luvava ù scantu, calava i viermi e, sopratutto luvava ù suli.
Ogni qualvolta un bambino/a rallentava.....nell'alimentazione, era sintomo 
"ri scantu" o "ri viermi". 
Si accompagnava il povero malcapitato nell'abitazione della guaritrice che, ti faceva distendere su un lettino e, con la mano unta di "uogghiu ì casa" lo spalmava nella pancia recitando preghiere incomprensibili che servivano per luvari ù scantu o i viermi.
Pò suli, il procedimento era più cerimonioso. 
Si faceva sedere su una sedia il malcapitato e si metteva sopra il capo una pezza rossa e sopra "n'cicuruni" mezzo pieno di acqua.
Sale grosso e uogghiu i casa erano gli altri...ingredienti di questa miracoloso e benedetta ricetta.
Dopo aver recitato anche qui preghiere a noi "arabe", la signora faceva vedere ù cicuruni o, se preferite, à nappa alla mamma la quale intravedeva chiazze di olio che altro non era 
"ù suli luvatu".
Questa nappa doveva essere conservata e buttata alle prime luci dell'alba.
Quando ti alzavi dalla sedia ti sentivi 
"nautru tantu", la testa leggera e senza suli.
C'era chi usava metodi più inimagginabili pò scantu: ...addirittura si faceva bere la pipì di una bambina vergine miscata cò cafè oppure, un pò di carbone stutatu nto bicchieri cu 
tanticcia ri vinu.
Qualcuno ha sempre obiettato su questi metodi ci sono tutt'ora i pro e i contro sui benefici ma allora, erano considerati veri e propri benefici della medicina.
Chi di noi non si è recato nti Francischina o. da un'altra signora pò scantu o ù suli?......

10 novembre 2015

"Jardiri u' funnu" - Preparare il forno - Pozzallo nella storia



di Francesco Blandino 



Quasi ogni settimana era "tiempu ti jardiri u' funnu". 
Perché si usava impastare e infurnare il pane una volta a settimana e, in molti a "quindicina". Solitamente era il marito che, lavorando nei campi, ricugghia fraschi po luci.
 La donna aveva il compito, una volta impastato, ri jardiri u' funnu in attesa che il pane lievitasse.
 Molte usavano abbinare alla ' nfurnata qualche scaccia o "scifitieddu" con prodotti semplici e dell'orto, pomodoro, basilico e formaggio. 
Il pane doveva servire per il fabisogno della famiglia per tutto il tempo stabilito, per l'appunto una settimana e oltre.
 Molte usavano il primo "casciuolu" ro cantarano per la conservazione il perché mi fu spiegato da una mia parente:.....solitamente è, se ci fate caso, il primo cassetto e' quello che ha la chiave e di conseguenza si poteva chiudere onde evitare, ed era inevitabile, che la fame prendesse il sopra vento.
 Nei quartieri solitamente c'era il forno pubblico dove, si ci andava dopo aver scelto il giorno.
 A Vanedda Vicci, difronte alla putia ri romana Jaffa,

 -foto- Putia Romana Jaffa

 di fronte alla sacristia ra chiesa San Pietro, c'era a za Vannina Spaccallassa, moglie ro 
zu Franciscu noto per il suo pappagallo parlante e.....per le sue battutine.
 Al forno si accedeva scendendo due gradini e subito trovavi "u briuni", a sx il forno vero e proprio ed in fondo la grande stanza-abitazione.


Nell'attesa della nostra "cudduredda" noi bambini venivano cacciati dal forno per il semplice fatto che, per impastare le donne dovevano allargare le gambe e non sempre il "reggipetto" era della taglia giusta per contenere il seno che, con il movimento  
ra' schianatura.....ondulava per la gioia di noi innocenti bambini. 
E per allontanarci da simile spettacolo, andavamo nta ciappetta ra Chiesa a giocare a palline oppure o scisciuni per la collera ri patri Giannone.




La vecchia chiesa di S. Giovanni Battista - Pozzallo nella storia

foto di
MariaeAntonio Cintoli



La devozione dei Pozzallesi era già molto forte tra la fine dell'800 e gli inizi del 900 , 
dal momento che i marinai, durante le tempeste e le intemperie che incontravano durante i lunghi viaggi in mare, si raccomandavano a 
San Giovanni.
Quindi ,ricevute le grazie richieste, non esistendo ancora a Pozzallo una chiesa consacrata a San Giovanni Battista ,andavano fino a Vittoria per sciogliere i voti,li dove la festa del 24 giugno si svolgeva almeno dal 1600.
Ma l'ormai consolidata devozione dei Pozzallesi fece si che nel 1920 si acquistasse un piccolo terreno sul quale costruire la chiesa dedicata a San Giovanni protettore dei marinai e degli emigranti. 
La chiesa fu costruita con le offerte dei fedeli. 
La statua di San Giovanni in gesso , era stata realizzata da Beppe Assenza 
( il nonno dei fotografi Assenza ) . 
Nel 1924 venne edificata in via Balata 
( l'attuale via S.Giovanni Battista ) , la chiesa di San Giovanni Battista. Il 24 giugno del 1925 venne celebrata la prima festa in onore del santo.La chiesa di San Giovanni fu ingrandita negli anni 60 .Durante gli ampliamenti della chiesa ,le funzioni e le manifestazioni si svolgevano al " Salaturi " dove fino a poco prima si facevano le famose sarde sotto sale .
Nel 1973 viene sostituita la statua in gesso di San giovanni, ormai troppo rovinata, con quella attuale. Suggestivi sono i tre altari di marmo dedicati a S. Giovanni Battista , al Sacro Cuore di Gesù e all'Immacolata. Sull'altare maggiore risalta una grande tela che raffigura il battesimo di Gesù , opera dell'artista Valente Assenza. La festa di San Giovanni Battista viene ricordata nello stesso giorno dai Pozzallesi in America dove vi è una statua identica alla nostra 
ma più piccola.


Foto a colori di
Pino Asta

08 novembre 2015

M/s " Carla Costa " Costa Armatori S.p.A.



M/s " Carla Costa "



Carla C. Fu varata il 31 ottobre 1951 in Francia con il nome di Flandre e fu il primo transatlantico francese del dopoguerra. Il 21 febbraio 1968 segnò il passaggio alla Costa Line. Dopo ben 10 mesi di lavori, con il nuovo nome di Carla Costa, 
la nave prese il mare completamente rifatta.
 Il suo nuovo look era firmato dai più grandi artisti dell’epoca:
 Lele Luzzati, Nino Zoncada, Guido Marangoni 
ed altri. 
Fu destinata su due differenti rotte: Coste messicane e Caraibi. 
Durante una di queste crociere, la scrittrice americana Jeraldine Saunders trovò l’ispirazione per la serie TV “The Love Boat” e la Carla C. divenne il suo teatro naturale.
 Continuò a navigare per il mercato crocieristico americano fino al maggio ’74,
 quando sostituì le vecchie turbine con potenti motori diesel.
 Ritornò ai Caraibi e vi rimase fino al 1982 per poi ritornare a Genova sottoponendosi a nuovi lavori di “refit” che le avrebbero permesso di essere competitiva per molti altri anni ancora.
 Nel 1992 la Compagnia varò un nuovo piano generale e la Carla Costa fu la prima ad essere venduta alla Epirotiki Lines SA di Atene che la battezzò Pallas Athena
.Il 24 marzo 1994 subì un grave incendio al Pireo e fu portata ad arenarsi vicino
 all’isola di Salamina.
 Fu demolita in Turchia nel dicembre 1994.

06 novembre 2015

Chiesa Santa Maria di Portosalvo - Pozzallo nella storia


MariaeAntonio Cintoli



La chiesa di appartenenza dei " Scaruoti " è la chiesa di S. Maria di Portosalvo. 
E' la prima chiesa edificata a Pozzallo nel 1740 e aperta al culto solo nel 1746 , anno in cui le fu riconosciuto il diritto di suonare le campane e di seppellire i morti. 
Una leggenda narra che la costruzione della chiesa fu voluta da alcuni marinai scampati miracolosamente ad un naufragio. 
Essi erano stati sorpresi in mare da 
una violenta tempesta . 
Le onde avvolgevano la barca ed essi avevano perso ogni speranza di salvarsi.
Uno di loro si rivolse alla Madonna e la 
pregò di trarli in salvo .
La Madonna accolse quella preghiera e la barca , come per miracolo, si avvicinò alla costa Pozzallese vicino alla Torre. 
I marinai piangenti ed emozionati scesero a terra e per voto promisero di fare erigere proprio in quel posto un luogo di culto dedicato alla Madonna da quì 
" Chiesa di Santa Maria di Portosalvo ". 
L'interno della chiesa è particolarmente suggestivo. il fonte battesimale , scolpito su pietra di Comiso. 
L'altare ricco di bassorilievi in gesso è dedicato all'addolorata, la cui statua in legno pregiato giunse via mare nel 1822. 
Viene portata in processione il venerdì Santo insieme alla cassa in legno del " Cristo morto ". 
Nel 1963 durante i lavori di costruzione della fiancata sinistra sono stati cancellati molti affreschi della navata principale e le decorazioni antiche della facciata. 
Tratto dal libro " Pozzallo Rosa-Marina "




 Quando la chiesa di Santa Maria di Portosalvo
 aveva il campanile  
1976 -

03 novembre 2015

La " Balata " - Pozzallo nella storia





Sono passati circa tre decenni prima che qualcuno si accorgesse della 
"Bella addormentata della Balata". 
Adesso la storica imbarcazione del 1914 , 
l'Irene of boston, ha l'occasione di risvegliarsi e ritornare allo splendore di un tempo. 
L'antico cutter inglese giace sugli scogli dell'antico scalo Pozzallese, dove un tempo le maestranze realizzavano scafi e barche, provenienti dalla scuola del maestro d'ascia Emilio Amenta. L'Irene of Boston conserva tra le sue macerie una storia lunga un secolo che è stata riportata alla luce da Sara Sigona in un suo testo pubblicato su "Opera Incerta" - n. 29 del 14 dicembre 2007. " "Irene of Boston" , è un'imbarcazione di Ventuno metri di lunghezza, 4,50 metri di larghezza, 2,50 di pescaggio, 35 tonnellate di dislocamento, senza motore.
Nasce così in un vecchio cantiere alla periferia di Boston, nel sud-est dell’Inghilterra, in una domenica di giugno del 1914. La madrina era la figlia minore del maestro d’ascia che aveva costruito Irene. E Irene, così si chiamava la figlia, che insieme al padre l’aveva vista nascere e crescere, anziché infrangere la tradizionale bottiglia di champagne contro il mascone, si avvicinò alla prua dandole un lungo e affettuoso bacio. Subito dopo, Irene of Boston, scivolò dolcemente sull’acqua tra gli applausi delle maestranze del cantiere. Pochi giorni dopo, il suo peregrinare per mare ed oceani, dapprima come “pilotship” sfidando ogni giorno quel temibile mare o per portare i piloti sotto bordo ai bastimenti o, durante la Grande Guerra,
 per farli imbarcare sulle navi alleate.

Il giorno del suo quarantesimo compleanno, fatto ritorno nel porto di Londra, Irene venne acquistata da un ex capitano di lungo corso, originario della Cornovaglia, che decise di compiere un giro del mondo che durò sei anni insieme alla sua famiglia”. 
Partita dall’Inghilterra nel 1954, fu diretta prima verso l’isola di Madeira, entrando poi nel Mediterraneo dove girovagò per due anni; quindi attraversò il Mar Rosso, raggiunse Aden, Karachi, Bombay, Colombo, Singapore, poi proseguì per il Borneo settentrionale, attraversò l’Oceano Pacifico fino alle Isole Marchesi, per poi fermarsi nel 1959 a San Francisco per alcuni mesi. Motivo: innovare le vele maestre. 
Una volta ripreso il largo, attraversò il Canale di Panama fino all’isola di Haiti. 
Girovagò nel mare delle Antille per poi far vela verso New York, da cui il 20 settembre 1960, salpò alla volta di Falmouth per giungervi oramai cinquantenne, dopo un mese di navigazione. Concluso il giro del mondo, della fantastica Irene non si hanno notizie fino al 1969. 
Si sa che in quell’anno era a Malta sotto bandiera americana e che nel 1971 fece il suo ingresso nei mari italiani, accompagnando un ufficiale della Nato e la sua famiglia per dei week-end a Capri ed a Ischia. Dopo cinque anni Irene divenne non solo la dimora di un navigatore genovese ma anche un “charter” estivo per navigazioni lungo le coste della Calabria e della Sicilia. 
Rivenduta a un gruppo di ragazzi, affascinati dalla sua bellezza, dopo un lungo rimessaggio fu impiegata nel campo della pubblicità e ancora della navigazione 
come “charter-yacht.

Oggi, eremita del mare, i suoi ottoni non più splendenti, lo scafo di quercia inglese non più aitante, le sue classiche linee d’acqua irriconoscibili, la velatura inesistente attestano l’ineluttabile logorio di un tempo che non è riuscito a cancellare la sua straordinaria bellezza. Nonostante la veneranda età, lei, Irene, guarda ancora l’orizzonte, fragile nel respiro ma potente nel sogno di una nuova esistenza.













Biagia - Silvana ❤ La Storia di Pozzallo_3 Silvana La Pira_3

                         - Silvana La Pira -

anticamacina

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