23 marzo 2014

" LE FOTO PIU' BELLE DELLA SICILIA "



 Lipari - Alicudi 
     - Messina -     
       

 Le Isole Eolie (Ìsuli Eoli in siciliano), dette anche Isole Lipari, sono un arcipelago dell'Italia appartenente all'arco Eoliano, in Sicilia. 
L'arcipelago, di origine vulcanica, è situato nel Mar Tirreno, a nord della costa siciliana. Comprendono due vulcani attivi, 
Stromboli e Vulcano, 
oltre a vari fenomeni di vulcanismo secondario. 
Amministrativamente compreso nella provincia di Messina, l'arcipelago è una destinazione turistica sempre più popolare:
 le isole, infatti, attraggono fino a 200.000 visitatori annuali.


         L'isola di Alicudi è la più occidentale dell'arcipelago eoliano ed è situata a circa 34 miglia marine ad ovest di Lipari, comune dal quale amministrativamente dipende il mare, cristallino, trasparente fino all'inverosimile, pescoso, è accessibile solamente tramite scogli o spiaggette di sassi. Non esistono le classiche spiagge sabbiose. 
Gli unici mezzi di trasporto, che non siano le proprie gambe, in grado di arrampicarsi per le ripide mulattiere sono l'asino e il mulo. 
Non vi sono veicoli di sorta, e non vi sono strade carrabili, ad eccezione di quella in cemento che si snoda per alcune centinaia di metri e serve per collegare il piazzale adibito ad eliporto per le emergenze, al piccolo molo

" Augusta "



Augusta (Aùsta in siciliano) è un comune italiano di 34.610 abitanti
 della provincia di Siracusa in Sicilia.
 La città fu fondata nei pressi del sito dell'antica città dorica di Megara Hyblaea dall'imperatore Federico II di Svevia, che la fondò nel 1232, sfruttando la deportazione dei cittadini di Centuripe e Montalbano Elicona, distrutte a causa della loro disaffezione.
 Federico la chiamò "Augusta Veneranda", e divenne una delle sue località preferite.
 La città fu ricostruita dopo il terremoto del 
Val di Noto del 1693.
 Nella seconda guerra mondiale fu uno dei porti di sbarco delle forze anglo-americane.


15 marzo 2014

" LE CITTA' EUROPEE."..


  Annecy 

- Francia -


I reali di Francia, coi quali nel frattempo vennero intrecciate parentele, consegnarono ai principi di Savoia, il ducato di Nemours 
(vicino a Fontainebleau), conferendo loro il titolo di duchi del Ginevrino-Nemours. 
È sempre in questi anni che Annecy divenne sede episcopale in concomitanza con l'improvvisa partenza del vescovo di Ginevra che preferì abbandonare la propria città alla vigilia della Riforma protestante (1535). 
Nel corso della breve guerra franco-savoiarda, il 5 ottobre 1600, Annecy venne occupata da Enrico IV, ma tornò pochi mesi dopo, con il trattato di Lione, al ducato di Savoia. 
Annecy accolse, a partire dal 1592 accolse numerosi ordini religiosi cattolici in fuga, divenendo la capitale della Controriforma guidata da Francesco di Sales. 
Giunsero qui i capuccini nel 1592, le visitandine nel 1610, i barnabiti nel 1614, le annunziate di San Claudio nel 1638, i bernardini riformati nel 1639, i lazzaristi nel 1641, i cistercensi di Bonlieu nel 1648. La presenza religiosa era dunque molto importante ad Annecy, contando tredici case religiose per 5000 abitanti. 
La metà della città apparteneva a diversi ordini religiosi, proprietari non solo di chiese e conventi, ma anche di laboratori, mulini e di vaste terre e boschi. 
Questi ordini religiosi, che avevano la cura della formazione giovanile e degli ospedali per malati e poveri, davano lavoro agli artigiani e ai commercianti locali. 
In questo contesto la tenuta di Annecy ebbe un significato talmente rilevante, da farla definire "la Roma della Savoia".

11 marzo 2014

" L' ISOLA di CAPRI "..


Veduta di Capri


L'isola di Capri è fra i luoghi più pittoreschi e più visitati della Campania. 
La sua bellezza e la sua fama sono note da tempi lontani quando gli antichi l'avevano legata
 ai miti di Ulisse e delle Sirene e ancora oggi attrae i numerosissimi visitatori che fanno dei suoi panorami mozzafiato la meta più ambìta.
 L'isola è di origine carsica, separata dalla terraferma da uno stretto, e presenta numerosi rilievi fra cui quello di Anacapri che ne è 
il principale. 
Il mare da cui emerge è particolarmente profondo, le coste sono aspre, frastagliate e ricchissime di grotte fra le quali la più famosa è la Grotta Azzurra, ma ciò che colpisce di più, a picco nel mare, sono i celebri faraglioni, piccoli isolotti rocciosi dalle forme più variegate, che sembrano emergere dalle acque azzurre e profonde puntati verso il cielo.
  Il fenomeno del bradisismo, cioè il continuo alzarsi ed abbassarsi delle maree, presente anche nella Grotta Azzurra, fa sì che resti di epoca romana un tempo sulla terraferma, 
ora quasi del tutto sommersi, si possano vedere spuntare dall'acqua.

10 marzo 2014

" Dalla Marina Corricella al Pozzo Vecchio "....

- Procida -


Da Piazza dei Martiri s'imbocca la ripida discesa di Via San Rocco, che si insinua tra vecchie case di svariate forme, ammucchiate e addossate 
le une sulle altre. 
Fin dai tempi più remoti, questa contrada è chiamata anche "Callìa" che, dall'origine greca della parola, vuol dire bella contrada;
 difatti la strada costeggia una delle più 
belle coste procidane. 
In fondo, da un belvedere di questa grande curva, si può ammirare da una suggestiva posizione il borgo marinaio della Corricella, dove le case dei pescatori aggrappate sull'alta e ripida costa formano un caratteristico agglomerato, comune ad altri luoghi del Mediterraneo, ma particolare per l'utilizzo dei colori pastello giallo, rosa, azzurro, verde, bianco, utili ai naviganti a riconoscere la propria casa dal mare. 
Il nome Corricella deriva dal greco "coros callos"( bella contrada), la medesima etimologia di Callìa, che ne costituisce la parte superiore. 
Al borgo della Corricella possiamo accedere 
solo attraverso delle scalinate. 
La più frequentata è la "Gradinata del Pennino", quella centrale di fronte alla chiesetta di San Rocco(XV sec.), nel punto più basso dell'omonima strada. 
La Gradinata attraversa una fitta schiera di case in passaggi stretti ed angusti
 e conduce sino al molo.
Questa gradinata, come il resto della Corricella, ha fatto da sfondo 
a tante produzioni cinematografiche.
 E tra le case della Corricella possiamo distinguere 
alcuni tra gli alberghi e ristoranti più 
esclusivi dell'isola. 
 Tornati su alla Via San Rocco, proseguendo per la contrada di Callìa si giunge alla via intitolata a Marcello Scotti, un sacerdote eruditissimo
 vittima della reazione borbonica del 1799.
In questa strada si allineano alcuni palazzi con bellissimi giardini, che i notabili si costruirono in stile seicentesco nella parte più bella dell’insenatura della "Chiaia". 
Tra i palazzi, sulla sinistra, vi è una chiesa dedicata a San Tommaso d'Aquino(XVIII sec.) retta dalla Confraternita dell' Immacolata dei Turchini(cosiddetti per la mozzetta di seta). 
La chiesa possiede una pregevole scultura lignea di Cristo, eseguita nel 1728 dallo scultore napoletano Carmine Lantriceno.
 In questa scultura Nostro Signore è rappresentato nel momento della deposizione dalla Croce, supino su una semplice tavola, con la testa appoggiata su un cuscino.
Questa straordinaria opera chiude il corteo funebre del Venerdì Santo
 (la tradizionale processione dei "Misteri"), e il suo passaggio è sempre accompagnato
 da sentite lacrime di commozione dei fedeli isolani.
Alla fine della strada Marcello Scotti, il palazzo Emanuele ( o Scotti, sec.XIX; detto "Mamozio" dalla denominazione popolare del mascherone che orna la rosta del portone)
 determina un piccolo bivio. 
Sulla destra s’imbocca Via Vittorio Emanuele II che va verso Piazza della Repubblica.
Lungo questa strada, sulla destra, si erge l'edificio della Scuola elementare che nella pesante veste architettonica forma una nota discordante per le semplici costruzioni dell'isola. 
Nella piazzetta antistante all'edificio vi è un monumento dedicato ai Caduti della Patria della prima guerra mondiale (1925). 
Se invece al bivio si prosegue dritto, si perviene ad una piazzetta, sulla cui sinistra è la chiesa di San Giacomo (1656), oggi sconsacrata e in ristrutturazione. 
Più avanti vi è la chiesetta di San Vincenzo (1571) attuale sede dell'Arciconfraternita dei Bianchi (cosiddetti per la mozzetta di seta bianca). 
Dopo questa chiesa sulla sinistra c'è la via dei Bagni che conduce alla spiaggia della "Chiaia", 
e più avanti i Giardini di Elsa, immersi in fantastici frutteti (dove Elsa Morante scrisse 
"L'isola di Arturo"), e attuale sede del parco letterario intitolato all’omonima scrittrice.
La strada Vittorio Emanuele II prosegue tra semplici case e sontuosi palazzi d'epoca (degno di nota è il palazzo Manzo, del 1685, sulla sinistra, il più antico datato dell'isola), fino a giungere ad un'altra chiesa, quella di San Antonio Abate (primi sec.XVII). 
Questa chiesa sorge all'inizio di Via Cavour ed ha alle spalle la contrada 
"Le corte", così detta dai cortili che la circondano.
 In questa contrada vi è la torre dei de Jorio, del sec. XVII,
per un certo tempo utilizzata come carcere. 
Di fronte alla chiesa di San Giacomo, per la Via SS.Annunziata, si passa dinanzi all'omonimo casale (a sinistra, in fondo al quale vi è l'Ospedale civico "Albano Francescano");
 più avanti a sinistra si svolta nel viale Madonna della Libera che conduce alla chiesa della SS.Annunziata, ricostruita nel 1600 su un convento di Suore Benedettine. 
Riprendendo la Via SS.Annunziata, ci si inoltra nella località "Starza" (nome derivato dalla grande estensione di terreno che l'Abbazia possedeva in questa zona), 
una delle contrade più fertili dell'isola. 
Una delle stradine sulla destra (la Via Faro), conduce alla punta Pioppeto dove sorgono alcuni piccoli alberghi solitari e tranquilli nelle campagne che degradano fino al mare.Sulla punta, dal 1849, è acceso il Faro, preceduto da un belvedere con panorama sul canale di Procida. Ritornando all’inizio di Via Faro, si percorre la Via Regina Elena, lasciandosi sulla destra le vie Rinaldi, S.Ianno e Ottimo, che, coltivate a vigneti, costituiscono la contrada del
 "Cottimo" (cosiddetta per il particolare rapporto di lavoro che legava i contadini ai proprietari delle terre). 
La strada prosegue, col nome di Via C. Battisti, e sempre sulla destra, in località
 "Rotonda", s'incontra una torre cinquecentesca (la meglio conservata delle tre presenti nell'isola). Questa torre fu costruita nel XVI sec. per ordine del viceré di Napoli, Don Pietro di Toledo, per la difesa delle popolazioni contro le incursioni dei corsari. 
A Procida ne furono costruite altre due. Una doveva elevarsi alla fine di Via Tabaia, l'antica strada che collegava la Marina di Santo Cattolico con la Terra Murata in località "Lingua". 
La seconda trovasi sulla Via Giovanni da Procida, a destra, dopo la chiesa di S.Antonio, e certamente in tempi posteriori ha dovuto subire una notevole trasformazione ad uso abitazione. Le tre torri costituiscono lo stemma del comune di Procida. 
Dalla torre della Rotonda una strada che attraversa vigneti e frutteti porta sulla collina del Cottimo. Giunti nella parte più elevata, si apre davanti agli occhi uno spettacolo straordinario: l'insenatura del "Pozzo Vecchio", racchiusa dalla "Punta della Serra" dietro la quale, la spiaggia di "Ciraccio", lunga un chilometro e mezzo e termina in una lingua di terra
 che unisce l'isola con la collina di Santa Margherita Vecchia.
 Riscendendo dal Cottimo si può facilmente raggiungere la spiaggia del Pozzo Vecchio, sovrastata dal piccolo cimitero dell'isola.

09 marzo 2014

" L'Isola di Procida "



L'isola di Procida ha una superficie di 3,7 km². 
Il perimetro, estremamente frastagliato, 
misura circa 16 km. 
La superficie comunale ricopre interamente l'isola di Procida e il vicino isolotto di 
Vivara (0,4 km²), due isole del golfo di Napoli appartenenti al gruppo delle isole Flegree. 
Il rilievo più elevato è rappresentato dalla collina di Terra Murata (91 m), sovrastata da un borgo fortificato di origine medioevale. 
L'isola si trova ad una distanza minima dalla terraferma di circa 3,4 km (Canale di Procida) ed è collegata da un piccolo ponte alla vicina 
isola di Vivara. 
In questo periodo la marineria procidana si avvia verso il suo periodo di massimo splendore, accostando a questa anche una fiorente attività cantieristica: fino a tutto il secolo successivo, vengono varati nell'isola bastimenti e brigantini che affrontano la navigazione oceanica; verso la metà del XIX secolo circa un terzo di tutti i "legni" di grande cabotaggio del meridione d'Italia proviene da cantieri procidani. 
La popolazione ascende fino ad un massimo di circa 16000 persone sul finire del XVIII secolo, ovvero circa una volta e mezza la 
popolazione attuale. 
Nel 1799 Procida prende parte alle sommosse che portano alla proclamazione della Repubblica Napoletana; con il ritorno dei Borbone,
 pochi mesi dopo, dodici Procidani, tra i più influenti e in vista dell'isola, 
vengono impiccati per questo nella stessa piazza dove era stato issato l'albero della libertà.

Biagia - Silvana ❤ La Storia di Pozzallo_3 Silvana La Pira_3

                         - Silvana La Pira -

anticamacina

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