29 settembre 2016

" Bruno Livia " (detto Ringo) - Pozzallo nella storia



foto di Franco Blandino


Dal libro Pozzallesi del XX Secolo
 del Prof. L.Rogasi

 BRUNO LIVIA 

Pozzallo, 2 Ottobre 1943 
13 Aprile 1997

Personaggio singolare che non 
passava inosservato per il suo modo di 
vestire e per il suo incidere, flemmatico 
e solenne nello stesso tempo; indossava stivali e giubotti di pelle, 
stretti ai fianchi da cinturoni bullonati, 
mentre un cappello a larghe 
tese, leggermente arrotoolate ai lati, gli dava l'aspetto di un cow- 
boy sceso in citta'
 
Bruno Livia veniva affettuosamente chiamato "
 Ringo "

                      

Ha girato alcune scene western come comparsa con il grande regista  
FRANCO ZEFFIRELLI


la pagina dedicata a lui con una foto emblematica.....
RINGO adios 
che lassù possa continuare la tua avventura.



06 settembre 2016

" A Vignigna" ( La Vendemmia )


Pistaturi

Pistaturi, operai che pestavano l'uva a piedi nudi o calzando pesanti scarponi. 
I pistaturi, con piccoli passi ritmati e le mani dietro la schiena, effettuavano una sorta di girotondo, cantando delle canzoni popolari tipiche vendemmiali. 
In questa fase, per aiutarsi a pressare ulteriormente i grappoli, veniva utilizzato il cosiddetto sceccu (asino): una specie di ruota di 1,50-2,00 metri di diametro, costruita con rami intrecciati di salice, su cui più persone salivano sopra contemporaneamente dopo essersi disposti in cerchio attorno ad esso. 
I pistaturi, con la faccia rivolta verso lo sceccu e con le braccia poste ognuno sulle spalle dell’altro, iniziavano a salire sullo sceccu ponendo un solo piede sullo stesso, mentre l’altro rimaneva ben fermo sulla pista. 
Ad un certo punto uno di essi (di solito u mastru di pala) dava il comando ed i pistaturi saltavano contemporaneamente sullo sceccu e, flettendo ed estendendo le ginocchia, pressavano ulteriormente i chicchi d'uva che erano rimasti attaccati ai grappoli.

Ho un ricordo ancora nitido della vendemmia presso il palmento del barone Penna, vicino all'attuale oasi del re. Ricordo ancora le raccomandazioni come infossare il mosto, preparare "u cuonzu" per spremere la pasta residua dell'uva, il pranzo che si portava con " il palombo a stimpirata" che durava per giorni, e poi il trasporto a mezzo carro del mosto. Sono trascorsi solo qualche decennio, ma sembrano scene , da come si vede dalla foto di qualche secolo addietro!


Mi ricordo il palmento a Sicciuri (punta regilione)  portavano  l'uva ' co carrettu cinu ri crueddi e cufina' e veniva pestata con i piedi e a' Stritta 'si faceva con il Conso tutto rigorosamente a mano.

 PS tutto ' pista e ammutta'



Ve ricurdati i jorna ra vignigna ? 
I carretti facienu i viagghia o palummintu ...
U ciauru ro mustu si sintia nall'aria e na gioia 'nta lu cori pigghiava a tutti.
Ora, u mustu 'nta utti divintau vinu, é ura ri assaggiallu e ri brindari tutti ansiemi. 
Buon San Martino a tutti!




Il racconto di un nonno ai propri nipotini nel parlare della vendemmia, "ra' vignigna". 
Lungo la costa che si snoda tra Santa Maria e la Marza, c'erano tre o quattro "palummienti" che per una decina di giorni lavoravano intensamente giorno e notte viste le richieste dei vitagnoli. 
Uno in particolare mi colpìva ogni anno, "u' palummientu ro' fossu" un vecchio casolare tra canneti e sentieri solcati da carretti. 
C'era una grossa vasca dove veniva gettata l'uva raccolta in ceste di vimini (panari) con una trave in legno che percorreva la sua larghezza e della funi che penzolavano unte da mani sporche di mosto. Due o tre uomini vi si legavano le mani e a ritmo pestavano l'uva il cui succo, usciva da un canaletto dopo essersi raccolto in un cerchio 
di pietra. 
Il mosto cadeva in un fosso profondo e pericoloso ed era usuale, sentire le raccomandazioni, se così posso definirle, degli uomini presenti specialmente 
se c'erano bambini. 
Uomini stanchi giacevano sotto gli alberi per riposarsi e mangiare n'puzzuddu ri pani e fummagghi, uomini che avevano lavorato duramente né vigni a raccogliere e 
sistemare a' racina. 
Non tutti avevano l'aiuto di parenti con ragazzi al seguito che, con coltello in mano i più grandi , andavano tra i filari canticchiando e 
raccogliendo racina. 
Le mamme e nonne, intente nei "pagghiari" a preparare il pranzo ppi quannu s'arricugghieunu l'uommini. 
Giorni di allegria e di festa che coinvolgevano intere famiglie, ziti e zite compresi. 
Il dopo vendemmia era rappresentato dal mosto "aruci" base per "lullarieddi" e "panicutti'". 
Ricordi legati alle persone care che oggi magari ricordano con nostalgia e che da lassù guardano il "progresso" del rito della vendemmia.

Biagia - Silvana ❤ La Storia di Pozzallo_3 Silvana La Pira_3

                         - Silvana La Pira -

anticamacina

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