18 ottobre 2020

" Visita " del vescovo G.B. Alagona "


Cronaca " Visita " del vescovo G.B. Alagona " al piccolo castello" di Pozzallo nel 1775. 
Al calar della sera , il 29 agosto del 1775 , il Presule sulla sua mula coi suoi ministri a cavallo pervenne nella stazione e rocca di Alpuzallo sotto il dominio del conte di Modica e del duca d'Alba. 
Fu ospitato nella rocca e fu salutato da alcuni nobili modicani che colà villeggiavano. 
La mattina del 31 agosto 1775 si diresse alla chiesa parrocchiale sotto il titolo di Madonna di Portosalvo. 
Quando si giunse alla porta della chiesa , il Presule baciò la croce e si sedette. 
Ritornato sul suo seggio ricevette il bacio della mano dai sacerdoti che, in ginocchio e col capo inclinato gli prestarono l'obbedienza dovuta. 
Ritornò alla sua dimora mentre esplodevano con gran rumore le batterie della Torre , come era avvenuto al suo ingresso in chiesa e avvenne alla sua partenza.  
Salito sulla sua bianca mula ritornò al castello di Ispica. 
Tale cronaca restituisce destinazione d'accoglienza e d'ospitalità cui erano adibiti alcuni ambienti interni della Torre, ancora armata, e nello stesso tempo qualifica il ruolo fondante della chiesa " nel nascente paese " dove si contavano " 246 anime " , che nel successivo decennio sarebbero diventate 700/800 circa.

Tratto da " La voce orante del castello di Pozzallo " di Grazia Dormiente.

17 ottobre 2020

IL cassiere e il bambino

 


Camminavo dentro un centro commerciale, quando ho visto un cassiere che parlava con un bambino, avrà avuto 5 o 6 anni... 
Il cassiere disse: "Mi dispiace, ma non hai abbastanza soldi per comprare questa bambola. 
Poi il bambino si rivolse al cassiere e chiese: sei sicuro che non ho abbastanza soldi? " - Il cassiere contò ancora una volta il suo denaro e rispose: "Lo sai che non hai abbastanza soldi per comprare la bambola" 
Il bambino aveva ancora in mano la bambola. 
Alla fine, mi incamminai verso di lui e gli chiesi a chi voleva dare questa bambola. 
"È la bambola che mia sorella amava di più e voleva tanto. 
Volevo regalarla per il suo compleanno. 
Devo dare la bambola alla mia mamma in modo che possa darla a mia sorella quando andrà là. 
I suoi occhi erano così tristi mentre diceva questo. 
"Mia sorella è andata a stare con Dio .. Papà dice che anche la mamma vedrà Dio molto presto, così ho pensato che potesse portare con sé la bambola per darla a mia sorella ..." Il mio cuore si è quasi fermato. 
Il ragazzino mi guardò e disse: "Ho detto a papà di dire alla mamma di non andare ancora. 
Ho bisogno che lei aspetti finché non torno dal centro commerciale.
 " Poi mi ha mostrato una foto molto bella di lui dove stava ridendo. 
Poi mi ha detto "Voglio che la mamma gli porti la mia foto così mia sorella non mi dimenticherà".
 'Amo la mia mamma e vorrei che non dovesse lasciarmi, ma papà dice che deve andare a stare con la mia sorellina.' 
Poi guardò di nuovo la bambola con gli occhi tristi, molto tranquillamente... 
Ho rapidamente raggiunto il mio portafoglio e ho detto al bambino. "Supponiamo che controlliamo di nuovo, nel caso avessi abbastanza soldi per la bambola?" "OK", disse, "spero di averne abbastanza". 
Ho aggiunto alcuni dei miei soldi a lui senza che lui lo vedesse e abbiamo iniziato a contarli. 
C'era abbastanza per la bambola e anche qualche soldo in più. 
Il bambino disse: "Grazie a Dio per avermi dato abbastanza soldi!" 
Poi mi guardò e aggiunse: "Ho chiesto la scorsa notte prima di andare a dormire a Dio per assicurarmi di avere abbastanza soldi per comprare questa bambola, così che la mamma potesse darla a mia sorella. 
Mi ha sentito! “Volevo anche avere abbastanza soldi per comprare una rosa bianca per la mia mamma, ma non osavo chiedere troppo a Dio. 
Ma mi ha dato abbastanza per comprare la bambola e una rosa bianca. 
La mia mamma ama le rose bianche”. 
Poi sono uscito dal centro commerciale ma non riuscivo a togliermi dalla testa il bambino. 
Poi, due giorni fa, mi sono ricordato di un articolo di un giornale locale che parlava di un ubriaco in un camion, che ha investito un'auto occupata da una giovane donna e una bambina. 
La bambina morì subito e la madre fu lasciata in uno stato critico. 
La famiglia dovette decidere se staccare la spina dalla macchina che sosteneva la vita, perché la giovane donna non sarebbe stata in grado di riprendersi dal coma. 
Era questa la famiglia del bambino? 
Due giorni dopo questo incontro con il bambino, ho letto sul giornale che la giovane donna era morta. 
Non riuscivo a fermarmi, quindi comprai un mazzo di rose bianche e andai alle pompe funebri dove il corpo della giovane donna è stata esposta perché le persone potessero vedere e fare le ultime preghiere prima della sua sepoltura. 
Era lì, nella sua bara, con in mano una bella rosa bianca con la foto del bambino e la bambola appoggiata sul suo petto. 
Con le lacrime agli occhi, ho sentito che la mia vita era cambiata per sempre...

15 ottobre 2020

„La leggenda della Fata Morgana“

 

             La leggenda della Fata Morgana nello Stretto di Messina

 Tra le leggende che riguardano la Sicilia c'è anche quella della 'Fata Morgana'. Si narra che dopo aver condotto suo fratello Artù fino ai piedi dell'Etna (dove voleva fissare la spada Exalibur) decise di non andare più via dalla Sicilia e di costruire la sua casa (palazzo di cristallo) tra l'Etna e lo stretto di Messina. 
Nessun marinaio poteva avvicinarsi a causa delle forti tempeste che si scatenavano nei pressi della casa. In generale ogni volta che qualcuno cercava di raggiungere la Sicilia dal polo opposto (ossia la Calabria) Morgana gli faceva credere che le due sponde fossero vicine: tra gli sfortunati anche il Re normanno Ruggero, che si gettò in acqua convinto di poter raggiungere presto l'altra sponda ma annegò dopo poco. Tutt'oggi si ritiene che ogni tanto Morgana faccia capolino uscendo dall'acqua trainata da sette cavalli e con un vascello d'argento. 
Al momento della sua uscita dall'acqua getta tre sassi e fa dei segni nel cielo; il mare si gonfia e diventa come un cristallo sul quale compaiono immagini di uomini e di città.
Un religioso, Padre Ignazio Angelucci, nel 1643 affermava di aver visto i prodigi della Fata: il mare gonfiarsi dalla sua finestra, poi diventare come un cristallo e vedere su questo cristallo città stupende, pilastri, arcate e castelli. La leggenda della Fata Morgana che esce dal mare trae spunto da un fenomeno che ogni tanto si verifica nello stretto di Messina quando ci sono particolari condizioni atmosferiche (si tratta di una reazione atmosferica causata da una variazione della temperatura che altera la densità e la rifrazione della luce). 
Se la temperatura dell'aria vicina al suolo è minore di quella sovrastante, la luce giunge da una posizione diversa rispetto al normale ed altera la visione degli oggetti. 
E' per questo motivo che si vede l'immagine sospesa in cielo come se fosse capovolta. 
Proprio in questo modo Morgana inganna lo spettatore, facendogli pensare che Calabria e Sicilia si tocchino.

12 ottobre 2020

La leggenda del Re Miramolino


La leggenda del Re Miramolino e degli “scecchi” 
Oggi vogliamo raccontarvi una vicenda abbastanza particolare che, tra l’altro, ci spiega anche perché, per chiamare gli asini, si usa il termine “scecchi“, che vuol dire “stupidi”. 
La leggenda di Re Miramolino ha per protagonisti un sovrano e sua figlia. Quando gli arabi conquistarono la Sicilia, non ci fu subito una reciproca tolleranza. Il re, allora, pensò di dover trovare una soluzione. 
La principessa Nevara, sempre prodiga di consigli per il padre, gli suggerì di non usare la forza perché – si sa – si prendono più mosche con lo zucchero che con l’aceto. 
In realtà, Nevara anche un ottimo motivo per evitare lo scontro: si era innamorata di un nobile siciliano, quindi voleva che i due popoli si avvicinassero e convivessero pacificamente. 
Miramolino, dunque, permise ai siciliani di continuare a lavorare la terra e di commerciare per mare e per terra. 
Per sottolineare il suo potere, però, ordinò che i siciliani non portassero armi, non montassero cavalli e non suonassero le campane delle chiese.Non fu difficile fare sparire le armi ma, per quanto riguarda i cavalli, i siciliani pensarono: “Né noi, né loro”. 
Avvelenarono tutti gli abbeveratoi e, in breve, morirono tutti i cavalli dell’isola. Gli arabi, però, allestirono delle navi per fare arrivare cavalli dal Nordafrica. 
Il destino, a questo punto, ci mise lo zampino: fece affondare tutte le navi, tranne una. 
A bordo di quella nave c’erano solo asini. 
Gli arabi iniziarono a cavalcare gli asini e la situazione appariva talmente ridicola, che i siciliani, vedendo gli sceicchi cavalcare asini, iniziarono a chiamarli scecchi. 
Re Miramolino, allora, pensò di fare una nuova legge, per imporre a tutti di inchinarsi al passaggio degli asini, sia che fossero cavalcati, sia che non lo fossero. 
Nevara gli fece notare che il provvedimento avrebbe inasprito troppo i rapporti, oltre a farlo apparire ridicolo. 
Seguendo il consiglio, il sovrano non soltanto non fece la legge, ma annullò anche quelle precedenti. 
Così i siciliani tornarono a montare cavalli, portare armi e suonare le campane. La nuova convivenza aumentò il rispetto reciproco e la convivenza pacifica. 
Adesso, grazie alla leggenda del Re Miramolino, sappiamo perché gli asini si chiamano scecchi.

03 ottobre 2020

La mostata siciliana

 

La mostata siciliana è un dolce a base d'uva che dà il benvenuto all'autunno. Alcuni la chiamano mostarda, soprattutto gli anziani, abituati a parlare in lingua siciliana. 
IL termine corretto pero' e' mostata. 
La sostanza non cambia, si tratta di un dolce siciliano meraviglioso, capace di scaldare il cuore di ricordi, e profumare la casa per giorni. 
Una volta era sana abitudine in quasi tutte le famiglie preparare la mostarda siciliana in tempo di vendemmia.
Era sempre una festa: le vigne tinte di verde, l'uva matura con i suoi tanti caratteristici colori (viola,bianca,nera) e il suo buon profumo
La famiglia riunita per raccogliere delicatamente i grappoli, i bambini ansiosi di aiutare a pestarla con i piedi, rigorosamente scalzi, per ricavarne il succo. Oggi non è più esattamente così, l'uso delle macchine risparmia un po' di fatica alle persone e fa perdere purtroppo anche l'aspetto più coinvolgente della vendemmia. 
Tuttavia molti,per amore della tradizione, tra settembre e ottobre procurano un po' di uva o comprano direttamente il mosto per avere il piacere di preparare una buona mostata di uva siciliana in casa. 
Anch'io sono legata a questo piatto che a casa ha sempre segnato la fine dell'estate e l'inizio di nuovi sapori da gustare. 
Da piccola quardavo incantata mia madre seguendo scrupolosamente ogni passaggio e aspettavo con ansia di mangiare la mostata ancora calda e fumante. 
Questa ricetta e' proprio il frutto dei consigli e degli insegnamenti di mamma e prevede due fasi, la prima per la preparazione del mosto e la seconda per la cottura e l'impiattamento della mostata vera e propria.

 Ingredienti:
 1 lt di mosto di uva (bianca o nera) 
 1 cucchiaio di cenere ben pulita 
 100 gr di farina bianca buccia di mandarino noci, nocciole o mandorle a piacere cannella in polvere 

Preparazione: 
Iniziate dal mosto che deve essere cotto subito dopo la spremitura dell'uva, prima che inizi la fermentazione. 
Se avete uva del vostro giardino (o potete comprearla) vi basta quindi lavarla e ricavarne il succo.
In alternativa potete acquistare direttamente il mosto. 
Misurate il mosto per poter stabilire le dosi degli altri ingredienti. 
Per ogni litro di succo occorre un cucchiaio colmo di cenere pulita e setacciata (potete voi stessi bruciare un po'di legna, preferibilmente di vite,per ottenerla);questa serve per eliminare l'acidita' e rendere il mosto dolce,e' dunque fondamentale. 
Cuocete in una pentola capiente succo e cenere portando ad ebollizione e lasciando continuare a fuoco lento per circa un'ora (sara' normale la formazione di un po' di schiuma). 
Dopo di che il mosto ha bisogno di riposare fino al giorno successivo. Trascorse le ore di riposo, prima di utilizzare il mosto dovrete filtrarlo aiutandovi con un telo o un colino a maglia stretta,anche più di una volta se necessario,per eliminare ogni residuo di cenere.
Potete conservarlo, se non vi serve tutto subito,travasandolo in una bottiglia, facendo bollire per completare la sterilizzazione, e congelandolo per usarlo nei mesi successivi. 
Oppure procedere con la preparazione della mostata. 
Passiamo alla seconda fase: pesate nuovamente il mosto gia' filtrato e per ogni litro aggiungete 100 gr di farina.
La farina andra' setacciata in una pentola dove verserete il mosto a poco a poco mescolando bene per evitare la formazione di grumi. 
Per dare profumo grattuggiate la buccia di uno o due mandarini e per una nota croccante e un gusto più particolare aggiungete noci sgusciate, secche (meglio se dell'anno precedente) o tostate in forno e sminuzzate grossolanamente. 
E' il momento di mettere sul fuoco. 
Per eliminare eventuali tracce di grumi potete inizialmente mescolare con la mano, non appena la temperatura del liquido sale proseguite con un mestolo lungo in legno e girate continuamente per portare ad ebollizione e cuocere almeno mezz'ora. 
Spegnete quando il liquido avra' raggiunto la densita' che preferite, cremosa e simile ad un budino. 
Versate in piatti, formine o ciotole precedentemente bagnate, come preferite. 
L'ultimo tocco profumato lo regala una spolverata di cannella. 
Se non mettete le noci all'interno potete decorare con frutta secca a piacere, noccioline o mandorle tostate, ad esempio.


 Gustate la mostata siciliana calda , o fredda. 
Si puo' conservare per 2 o 3 giorni in frigorifero. Addirittura, dove il clima aiuta ed e' caldo e secco, potete capovolgere le formine e mettere la mostarda al sole per diversi giorni in modo da essiccarla e consumarla, come vuole la tradizione siciliana, nel periodo natalizio.
Per essiccarla nel modo giusto abbiate cura di esporla al sole di giorno e di coprirla e portarla dentro durante la notte in modo che non ammuffisca, quando e' ormai secca pulitela infine con uno straccio umido e conservate in dei sacchetti.
(Il famoso Panicuttì)

Biagia - Silvana ❤ La Storia di Pozzallo_3 Silvana La Pira_3

                         - Silvana La Pira -

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