Il motivo di questa crisi è legato a una mossa prepotente delle multinazionali dell’orologio che si rifiutano di dare ai laboratori indipendenti le parti necessarie per le riparazioni.
Il motivo è ovvio.
Le grandi aziende intendono controllare in modo diretto e senza la concorrenza di bravi artigiani, anche il settore della riparazione e della manutenzione degli orologi.
Così quando un cliente si trova nella necessità di riparare il suo orologio, deve lasciarlo al punto vendita della multinazionale che poi lo manda direttamente ai laboratori della casa madre.
E pazienza se il conto per il consumatore è molto più salato.
Inoltre in questo modo le multinazionali inducono i loro clienti a cambiare l’orologio, e possono venderne sempre di nuovi.
Con la classica formula di rito: «Invece di riparare il suo, le conviene acquistare un nuovo modello…».
Un doppio spreco. Da un lato infatti si sta distruggendo il capitale umano di una piccola nicchia di abilissimi artigiani e professionisti, dall’altro si mette il consumatore con le spalle al muro per farlo diventare prigioniero delle multinazionali.