13 ottobre 2013

" Antichi mestieri - antichi proverbi siciliani "




Cu avi un figliu parrinu, avi un ‘gnardinu.
 Chi ha un figlio prete, ha un giardino:
 in tempi lontani ma non troppo avere un ecclesiastico in famiglia era 
sinonimo di agiatezza,
 in periodi in cui “la miseria era più diffusa 
della malaria”,
 per usare le parole del poeta caraibico Derek Walcott (cfr. la lirica Jane Eyre in 
“Mappa del Nuovo Mondo”, Adelphi 1992).

Un patri abbadà a deci figli, e deci figli nun sieppiru abbadari a un patri.
Un padre ha badato a dieci figli, e dieci figli non hanno saputo badare a un padre. 
Un tempo, spesso la rivalità tra i figli finiva 
per colpire il genitore, 
abbandonato al suo destino senza le cure 
del caso. 
Perenne monito verso i figli, che dimenticano di essere stati allevati dai propri genitori e spesso non vanno neanche a fare visita 
all’anziano padre.

 Di sali minticcinni na visazza, 
cònzala comi vua: è sempri cucuzza! 
O anche nella versione più abbreviata conzala comi vua è sempri cucuzza. 
Di sale ce ne puoi mettere una bisaccia, condiscila come vuoi: è sempre zucca! 
Detto che origina dalle abitudini alimentari piuttosto parche dei nostri avi,
 che per arginare i morsi della fame si nutrivano spesso e volentieri di ortaggi.
Naturalmente, i condimenti nulla possono contro certi alimenti particolarmente insipidi a confronto di pietanze più sostanziose.
 L’adagio si riferisce sia a cibi 
particolarmente poveri, 
che metaforicamente a persone e cose che, con tutti gli abellimenti e i decori del mondo, risultano spesso di scarso pregio.

La gatta ca unn’arriva alla saimi dici ca è agra. 
La gatta che non arriva al lardo dice che è agro.
 Come il proverbio precedente,
 ne esiste una versione diffusa in tutta Italia e che in origine prende spunto dalla fiaba di Esopo,
 La volpe e l’uva, cioè: quando la volpe non arriva all’uva, dice che è acerba.

 Cu è figliu di gatta, surci piglia.
 Chi è figlio di gatta, prende topi: 
variante da cortile del noto adagio latino Talis pater, talis filius (Tale padre, tale figlio).

 Li primi cagnola s’arramazzanu. 
I primi cuccioli si stramazzano.
 Proverbio triste e crudele, deriva dal barbaro uso di uccidere i primi cuccioli
 che vengono al mondo, 
secondo una diceria più deboli e malati rispetto ai successivi, scagliandoli a terra.
 Oggi ci fa inorridire, ma l’adagio ha un risvolto positivo, nel senso che può assumere il senso che le prime prove in cui ci si cimenta non possono sortire l’effetto sperato.

Cu li sordi ‘ntasca è sempri Natali e Pasqua
 Coi soldi in tasca è sempre Natale e Pasqua:
 ovvio che la ricchezza è sinonimo di felicità festiva per chi ha la fortuna di raggiungerla!
La figlia fimmina nilla fascia, la doti nilla cascia.
 La figlia in fasce, la dote nella cassa.
 Può essere inteso sia nel senso letterale,
 in quanto in epoca di matrimoni ahimè precocissimi la dote era considerata importantissima, che in senso metaforico, come consiglio popolare alla previdenza in 
ogni azione pratica.

 Luntanu di l’uecchi, luntanu dillu cori 
È una semplice traduzione del corrispondente detto italiano:
 lontano dagli occhi, lontan dal cuore.



Nessun commento:

Posta un commento

Biagia - Silvana ❤ La Storia di Pozzallo_3 Silvana La Pira_3

                         - Silvana La Pira -

anticamacina

10